Ho lasciato Mindelo ormai una settimana fa. I 4 o 5 giorni che ho passato sull’Isola di Sao Vicente sono stati molto belli e come tutte le cose belle sono passati in un lampo.Ho potuto sperimentare nuovamente quella cratteristica che in tanti anni di navigazione mediterranea ho provato solo da quando mi sono affacciato nei porti oceanici. E’ una sorta di solidarietà istintiva che caratterizza tutti i frequentatori dell’ambiente “oceano-mare”, diciamo così. Qualcosa che mi riporta alla memoria le navigazioni che facevamo in famiglia negli anni ’70 e forse ancora negli ’80…ma piano piano da noi si è spento tutto e adesso prevale solo l’immagine turistica – e del peggiore turismo – a totale discapito di quella della navigazione, con le sue difficoltà e suoi pericoli.
Dove arrivare in un porto presuppone che prima poche o tante miglia, tu comunque le abbia percorse. Sempre un piccola conquista. E solo per questo un senso di rispetto (questa è la parola giusta!) ti è dovuto!

Vi racconto un piccolo aneddoto di tre anni fa all’Isola d’Elba, per farvi capire: avevo deciso di girare l’isola da solo con una barchina di 6,5 metri. Quella che tengo sul Lago di Como (…e che spero che i miei amici non facciano ammuffire durante quest’anno in cui non me ne posso prender cura!  
Dopo una navigazione che su quelle barche, da soli, comunque sia è (e lo era stata veramente quel giorno) impegnativa, arrivo verso sera a Marciana Marina, e abituato alla “barca grande” mi dirigo al pontile “d’accoglienza”.
Mai peggior nome potrebbero dare a quel pontile a Marciana Marina: “La sua barca è troppo piccola!” “Prego?” “Si: noi qui abbiamo le tariffe solo da 10 metri in su. Se vuole puoò pagare 60 euro come se la sua barca fosse lunga 10 metri…””Se vuoi, ti tiro uno schiaffone che ti sbatto a bagno, o cretino!” Questo, lo confesso, è stato il mio poco pacifico pensiero….
Totale? Notte in rada, gonfiato il canottino per andare a terra a cenare, ritorno mesto a bordo e…buonanotte! Capito cosa intendo? A Mindelo, ma come a Tenerife prima e in tutti gli altri porti atlantici che ho avuto modo di visitare, invece è sempre stato come la notte che diventa giorno: disponibilità, prezzi, qualità, gentilezza…

E in più ho avuto modo di conoscee delle persone splendide: Umberto che si è trasferito lì dal 2015 dopo essere andato in pensione ed esserci arrivato col suo Gran Soleil 48, che fa gran bella mostra di sè nel marina. E Andrea e il suo equipaggio bifamigliare (in 7 in tutto con tre bambini splenddidi) che giravano l’arcipelago su un Hallberg Rassy 382 che forse quest’inverno attraverserà l’Atlantico verso il Brasile.
Persone magnifiche con cui sicuramente manterrò il contatto!

Dopo la partenz la navigazione si è svolta e si sta svolgendo tuttora che mi trovo mentre scrivo nel bel mezzo del nulla al traverso della Liberia. Più o meno… Dicevo che si è svolta fin dall’inizio in una maniera totalmente diversa rispetto alle due grandi cavalcate di poppa per arrivare alle Canarie prima e a Capovere poi.Capoverde è come se avesse costituito uno spartiacque e…addio bell’aliseo di nordest.

Sono cominciati dei venticelli variabili che mi hanno costretto a delle acrobazie per la scelta, o meglio l’indovinare, l’armo più corretto e l’angolo migliore da tenere.

Bonacce inframezzate da colpi di vento provenienti da 50 o 100 gradi di differenza.
Mare schifosamente incrociato e….diluvi! Veri diluvi: uno è durato 20 ore e forse più. E il tutto con un caldo oltre i trentacinque gradi e l’umidità al 150%. Davvero una brutta navigazione. Niente di pericoloso ma assolutamente nel disagio!

Da due giorni per fortuna il tempo si è stabilizzato, ma in questa zona i venti prevalenti sono da sud e quindi sto procedendo di bolina facendo dei lunghissimi bordi: un giorno e mezzo su quello più favorevole per la discesa a sud (riesco a stare tra i 130 e i 150 gradi) e mezza giornata ad allargarmi dalla costa africana verso ovest. E non è troppo male. Almeno sto asciutto e la barca fila come una lama nell’acqua con solo la prua perennemente bagnata.

Quando mi fermerò da qualche parte (mi piacerebbe da matti visitare Sant’Elena…) dovrò regalare una mano di olio per tek al Tatì che se la merita proprio! E non solo quello si merita la mia splendida barca!

Si continua a leggere tanto: ormai ho perso il conto dei libri che ho iniziato e terminato da quando son partito. Credo almeno una quindicina!
Adesso ho contemporaneamente aperti: Il Giuoco delle Perle di Vetro di Hesse; Intelligenza emotiva di Goleman; Conosci te stesso del Dalai Lama; Il libro dei Cinque Anelli di Musashi e Il Vangelo secondo Gesù Cristo di Saramago. Mica pizza & fichi 

Il mare poi continua a farmi regali: se vedo molta meno fauna di prima (delfini e balene sono spariti) spesso trovo a bordo alla mattina dei pesci volanti (per fortuna ma più di uno per volta) che di notte si schiantano nelle attrezzature di bordo.
Mi fanno una gran pena ma quando mi accorgo di loro che non son morti da troppe ore, finiscono a farmi un secondo piatto davvero eccezionale. Il pesce volante è buonissimo! Davvero da levare una preghiera di ringraziamento anche per il nullo sforzo che faccio per averne.

Adesso la navigazione procede…al ritmo delle barche a vela classiche cioè lentamente ma inesorabilmente. La media delle miglia nelle 24 ore ormai è nota e non sto più nemmeno a segnarmela tutti i giorni: siamo sempre tra le 120 e le 150 miglia. Che è un bel viaggiare secondo me. Magari non tutte nella direzione giusta ma tant’è

Fra due o tre giorni – se il vento si mantiene con questa intensità meglio se girando un pò ad est… – dovrei passare l’Equatore! Un’altra tappa emozionante di questo viaggio fantastico