Il piacere e l’emozione di una “Prima Volta”. Ed una prima volta dove ti rendi conto di aver realizzato uno dei tuoi desideri più antichi e per questo più grandi. Con tutto il gusto e la fatica della conquista perché gli ultimi giorni prima di Gibilterra sono stati piuttosto duri. Niente di drammatico ma ho cominciato (…e non ho ancora finito, anzi!) a “godermi” quel bel vento sul naso che mi accompagnerà fino a La Rochelle. In realtà l’oceano è stato molto benevolo, quasi a concedermi di solcare la sua superficie con grazia. La stessa grazia e lo stesso rispetto che peraltro gli ho usato io entrandoci. Davvero come quando si entra in un tempio, si cerca di fare piano anche se non si tratta della tua religione. Percorrere il canale di Gibilterra è stato divertente: non avevo mai provato una corrente contraria così forte: ti sembra di fare esattamente la stessa velocità ma poi guardi il GPS e stai facendo 3 nodi abbondanti di meno. Più di due ore per superarlo
Pensavo di gustarmi ancora un po’ l’ingresso in Atlantico e allora, seguendo le indicazioni di un amico, mi sono diretto al porto di Tarifa: la città pare che sia stupenda. Per usare le sue parole, un posto dove ci si lascia un pezzo di cuore…. Ma è stata davvero una delusione: il porto è esclusivamente peschereccio e commerciale con un via vai incessante di traghetti di tutte le fogge e misure che fanno la spola su Tangeri. Nessuna possibilità di ormeggiare Tatì. Via via, scappare subito! Superata Tarifa la corrente ha immediatamente cominciato a diminuire fino ad azzerarsi circa un miglio dopo e allora ho deciso di portarmi avanti fino a Barbate, anche perché era da Almerimar che non entravo in porto e volevo anche riposare un po’: un’altra delusione terribile! Un porto orribile dal punto di vista turistico mentre strasicuro da quello “tecnico”. E a me, al primo giorno in oceano, interessava principalmente quello. Ho provato per la prima volta l’ormeggio sui “fingers” galleggianti che salgono e scendono insieme con la barca in funzione dell’eterno andirivieni dell’acqua. Andirivieni di metri, qui!
La sfortuna ha voluto, come ho già scritto, che ci fosse “l’Evento dell’anno”. Un festival di canzonacce urlate da gruppi più o meno sconosciuti (un gruppo italiano ha strimpellato un’inascoltabile “O bella ciao” in versione tecno…) che ha abusato delle mie orecchie fino alle 5 del mattino dopo! Vi giuro a un certo punto ho pensato di scaricargli addosso i razzi scaduti!! Via, scappare da tanta nefandezza… Ricordandomi stavolta di riconsegnare la scheda per entrare nei bagni e recuperare la caparra, mentre la chiavetta dei cessi di Almerimar farà bella mostra di sé nella mia bacheca dei ricordi
Programma del giorno, poche miglia, una quarantina, e notte a Cadice. Ma il mare era un incanto e in quel momento – scoperto più tardi raro momento – il vento debole spingeva nella direzione giusta e con un po’ di motore facevo più di 7 nodi. Allora cambio di programma: saltiamo subito in Portogallo, a Portimao circa 130 miglia e notte fuori. Poi durante la notte (peraltro con una stellata da togliere il fiato!)…bonaccia assoluta! E quindi di nuovo giù le vele e via col solo motore fino a questa mattina quando un controllo del livello del carburante mi ha indotto ad un altro cambio di programma: niente Portimao ma scalo tecnico in un porto una cinquantina di miglia più vicino: Olhao.
Beh, questa invece è stata una piacevolissima sorpresa! Il porto si presenta con una lunghissima diga di sopraflutto percorsa la quale….si entra in un’enorme laguna! Ed è sufficiente seguire un percorso segnato da grosse mede rosse e verdi per farsi accompagnare al porto. Ben cinque miglia all’interno! Incredibile! Mi sono diretto subito al distributore di carburante che non si trova nel porto turistico ma in quello peschereccio. Ma che giorno è oggi? Bravi. E’ domenica e il gasolinero non trabacca Quindi dopo essermi arrangiato con un ormeggio coi fiocchi e dopo aver pranzato me ne son venuto via e adesso sto scrivendo in uno degli ancoraggi più belli della mia vita, in un enorme slargo della laguna, ancorato su cinque metri di fondo. Impressionante!
Come tutto quello che sto facendo, del resto
Grande grande grande, continua così, qui da me siamo in tanti a fare il tifo per te.
forza andrea….un saluto da roberto garanzini.