Dieci giorni esatti da La Rochelle a Santa Cruz de Tenerife e poi 5 e mezzo dall’isola canara a Mindelo, la piccola cittadina portuale all’interno dell’omonima baia, risultato, ho scoperto, del crollo di un argine dell’antica caldera di un vulcano ormai estinto. Ho già percorso più di 5000 miglia marine dalla partenza da Andora a metà giugno. Posso considerare una media di più di cinque nodi di velocità (ricordo per i non addetti a i lavori che con un nodo si esprime la velocità di un miglio all’ora) ma per comodità di calcolo facciamo pure cinque tondi: si tratta pertanto di 500 ore di vità solitaria a bordo di Tatì in un lasso di tempo davvero breve. Poco più di due mesi.
Cambiano decisamente le prospettive. Cominciamo dagli aspetti tecnici, magari meno interessanti per i più ma sono quelli la cui sempre maggiore e raffinata conoscenza mi consente di affrontare le prossime migliaia di miglia con maggior tranquillità. In vetta alla mia nuova scala di valori cosa metto? Sicuramente la parola “prevenzione”. Tanto più lungo è il periodo di permanenza in mare tanto maggiore dev’essere la capacità di prevedere le infinite variabili che mi si potranno presentare. La consapevolezza del pericolo che anche un banalissimo incidente possa costare caro in termini, minimo, di comfort di navigazione e all’estremo massimo in…paura vera, è ormai acquisita.
In queste settimane di viaggio quali gli errori che potevano costar caro? 1) dito medio destro rimasto schiacciato nel “perno” a molla della varea del tangone durante un’ammainata; 2) la famosa strapoggiata violenta che mi è costata – pura benevolenza divina!- solo sei piccoli pezzi di plastica rotti (i famosi garrocci) ma che poteva con varia e plausibile fantasia, costarmi – chessò – le corna (quanta gente ci è rimasta secca con una bomata in faccia durante una strambata involontaria?) fino al disalberamento! Il rimedio? Valutare con grande anticipo il rinforzare del vento e ridurre la tela fino all’eliminazione completa della randa chè tanto la barca con 35/40 nodi di vento vola anche solo con la trinchetta da 12 metri quadrati! Per issare nuovamente la “Grand Voile” ci sarà tutto il tempo del mondo. Mentre per l’altro accidente….antenne alzate ancora di più e seguire in un costante “qui ed ora” ogni microscopico gesto che si compie a bordo. Nessuna distrazione è ammessa. Mai, davvero!
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“Il riposo è un’arma” era solito dichiarare il personaggio protagonista di un vecchio giallo che lessi tanti anni fa. Mi colpì quell’affermazione e l’ho sempre fatta mia.
Anche se durante il viaggio è decisamente prevalente il tempo in cui si riposa piuttosto che quello in cui si lavoro e quindi ci si stanca. Ma non è la fatica fisica che impensierisce, avrete capito.
Il tempo – finalmente peraltro – mi è decisamente “esploso in mano”. A Milano mi lamentavo di avere sempre la sensazione di svgliarmi al luedì mattina e riaddormentarmi al venerdì sera …senza alcun ricordo di cosa fosse successo in mezzo. Tanta è la velocità a cui ci costringe la vita cittadina. Qui no. Ed è talmente repentina questa trasformazione che ancora…mi coglie di sorpresa.
Se, da un lato, lo immaginavo e in fondo lo cercavo, dall’altro ci sono pezzi “di cervello”, sinapsi impazzite, che mal si adattano a questa esistenza di silenzio, lentezza, infinità…in cui il cambiamento più evidente è la variazione dell’Aliseo che soffia al mattino perfettamente da nord e alla sera dieci/quindici gradi più orientale. E quindi effettuare una variazione d’angolo del timone a vento per prepararsi alla notte: tempo dell’operazione 8/15 secondi. Più un paio di minuti per controllare con una verifica sul gps se la nuova rotta sia soddisfacente. Venendo qui da Tenerife – ve lo giuro – queste correzioni sono state le uniche cose che ho fatto per la navigazione. Da uscire di zucca! Una noia mortale!!
Ecco appunto! La zucca e quant’altri ingredienti che a bordo sono stati imbarcati per quasi un anno di vita. Ho incontrato questa bellissima frase in uno dei 9 (!!) libri che ho letto in questo periodo: “Troppo spesso si trascura la straordinaria potenza della zucca!” (Fred Vargas – Parti in fretta e non tornare – consigliatissimo!) Non vuol dire un cacchio, ma mi ha fatto molto ridere!
Mi sbizzarrisco a cucinare. Mescolando ingredienti che mai avrei immaginato creando piatti assolutamente soddisfacienti. Importantissimo essere soddisfatti dal punto di vista culinario. Oltre a mantenere corpo e (di nuovo) la testa in asse, è una manna per l’umore.
Perché non mancano i momenti di…molla. Non è depressione e per fortuna non è nemmeno voglia di scendere a terra, che naturalmente sarebbe difficilissimo soddisfare in tempi brevi, facendoti impazzire come trovarsi improvvisamente in una cella di San Vittore. E senza nemmeno la televisione… E’ piuttosto un’apatia o una noia come ho detto prima, determinata anche da un clima caldo umido che davvero non aiuta.
E peraltro in questi pochi giorni ne ho sentito solo alcuni accenni. Sufficienti però per considerarli dei sintomi da prendere in considerazione e per i quali dotarsi al più presto di rimedi efficaci: e allora via di acquisti di libri elettronici!! Ovviamente tutti quelli di Fred Vargas!! Ah, per chi non conoscesse l’autore, sappiate che si tratta di una donna. E i suoi romanzi sono in massima parte degli splendidi gialli moolto francesi.
Ma un altro rimedio, decisamente più efficace, si sta rivelando la pausa. E’ vero, non l’ho dimenticato, che dovrei fare il giro del mondo senza scalo.
Ma ho pensato che, al di là dell’effetto “rimedio” appunto, quando mai tornerò a queste latitudini e in questi luoghi. E soprattutto in queste condizioni: da solo in barca a vela. Imperdonabile non fermarsi e queste pause arricchiscono anche tutta una serie di conoscenze di luoghi ma soprattutto di persone che rinunciarvi sarebbe un peccato mortale.
E fonte anche di ispirazione per progetti futuri…;-) Ma non sveliamo niente…
Decisamente europea e moderna Santa Cruz, nemmeno troppo affascinante, ma non mi ha mai fatto pensare a quel maligno proverbio che spesso pronunciamo, ad esempio rivolto ai francesi: “Bella Parigi, peccato sia piena di Francesi”. Capito no? Ecco, per Santa Cruz lo ribalterei in positivo: “Niente di che Santa Cruz, meno male che ci sono i suoi abitanti”.
Ho trovato una disponibilità ed una cortesia davvero fuori dal comune, soprattutto trattandosi di una città di mare e a forte vocazione turistica. Quattro giorni davvero piacevoli.
Riparto la sera di ferragosto dopo il consueto confronto dei bollettini e l’aggiornamento con Fabrizio in Italia: “Tutto bene mr. Fanfani. Vada vada!”
Ecco vada …a prendersi 40 nodoni per 10 ore, per fortuna nella direzione giusta e sempre per fortuna affrontati con già tutte le mani di terzaroli alla randa e con solo la trinchetta a prua.
Una ripartenza col botto!
Di nuovo spesso 12/13 nodi sul Gps.
Sono rimasto assolutamente nei limiti del divertimento: la barca sicura nelle planate scendendo da onde più basse e più corte rispetto a quelle incontrate nel Golfo di Biscaglia dopo due giorni dalla partenza.
Però prima dell’imbrunire via la randa e chiudere bene cappottina e “tenda” all’ingresso della barca: e di notte mentre dormivo il sonno del giusto un paio di frangenti sono stati serenamente tenuti a bada!
E nonostante questa attrezzatura minima esposta al vento, 90 miglia in 10 ore!!
Poi nulla da segnalare fino all’ingresso a Mindelo.
A parte tre poveri pesci volanti che hanno sbagliato i conti ed in un volo si sono schiantati sulle reti tese tra le draglie della barca e così li ho ritrovati, stecchiti, alla mattina. Mi dispiace molto per loro.
La fauna in generale si è ridotta solo a quello in questa traversata fino a Capo Verde. Un tratto di mare decisamente meno vivace che il precedente.
Ma di nuovo il grande piacere di arrivare in luogo sconosciuto che si è subito dimostrato estremamente accogliente, nelle sue attrezzature ma soprattutto nei suoi abitanti. La loro disponibilità mi ha consentito di completare una serie di lavori rimasti incompiuti ancora dalla partenza da Andora, con una rapidità, un’efficienza…ed un prezzo assolutamente sbalorditivi! E cose anche tecnicamente raffinate come la sostituzione dell’antenna del Vhf (con salita del tecnico in testa d’albero fatta completamente a mano senza ausilio del winch della randa dal suo amico: una forza di braccia davvero mai vista!) e l’aggiornamento del software del plotter passando dalla ricostruzione in acciaio inox di un particolare dell’attrezzatura dello spinnaker che si era rotto! Tutto in due giorni, diconsi due!! Italiani, meditare, prego! ;-|
Ho fatto inoltre la conoscenza con la cucina capoverdiana e data l’estrema convenienza (qui si riesce ancora a mangiare aragosta e vino bianco per poco più di 15 euro…) sono uscito a pranzo e a cena praticamente tutti i giorni. Meraviglioso!
Come meravigliosa è stata la scoperta dell’isola – sono su Sao Vicente – accompagnato da una guida d’eccezione, Umberto, ex professore di matematica di Pesaro trasferitosi a vivere qui dal 2015 e che mi ha prima fatto da Cicerone accompagnandomi in auto negli angoli più suggestivi di sao Vicente, per poi invitarmi a casa propria dove la moglie ci aspettava con un pesce, sconosciuto ma enorme e buonissimo, eccezionalmente cucinato al forno.
Stasera è il 26 agosto e sarà l’ultima cena a Mindelo; la passerò insieme con altri simpatici milanesi nel frattempo sopraggiunti a bordo di un bell’Hallberg Rassy 38 che passerà qui l’inverno per andare a scoprire il Caribe nel 2019.
Due famiglie con tre bambini provenienti nientepopodimeno che da….Corso Magenta
Un viaggio, insomma…come sono contento che sia
Non soltanto una corsa a perdifiato (per quanto fiato si possa perdere a 5 nodi di velocità…) per un ipotetico risultato.
Rileggete i libri del navigatore a cui ci ispiriamo per questa lunga rotta: credo che sarebbe d’accordo con me !
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