“Ciao Andre, al momento sei al punto più brutto, in qualche ora il vento dovrebbe calare (l’onda invece continua ad aumentare fino a metà della notte).
Aspettati una rotazione del vento a N durante la notte.
Tieni duro, qualche ora e dovrebbe mollare.
ACTUAL
WIND 30kt NW (raffiche da 38)
METEO Nuvoloso
ONDE 6.3m
FORECAST
WIND In diminuzione nella notte e gira progressivamente a N, 25 NNW all’1 UTC, poi mantiene l’intensità e gira verso N arrivandoci verso le 6 UTC di domattina.
METEO Nuvoloso per tutta la notte
ONDE Verso le 21 UTC l’onda raggiunge il picco di 7.2m, poi dalle 3 UTC di domattina inizia a calare e per domani alle 9 sarà di 6m.
TENDENZA
Domani il vento si mantiene da N e cala di intensità progressivamente, sotto i 20 kt a partire dalle 12 UTC. Cielo nuvoloso per tutta la giornata di domani. Onda in calo per tutto domani, raggiunge i 5m al tramonto.
Daje!
Ema”
Questo è uno degli ultimi bollettini che ho ricevuto dai miei amici (questo in particolare da Emanuele. Ma mando un pensiero anche a Fabrizio – sopra tutti – a Stefano e a Jacopo) rimasti sulla terraferma per tutti gli otto mesi da quando sono partito da Andora lo scorso 14 giugno.
Purtroppo la banalità che sto per scrivere è inevitabile: mi sembra ieri!
Mi sembra ieri che organizzavo le centinaia di cose da fare, lavoravo “di fino” perché la mia famiglia entrasse piano piano nel mio ordine di idee (non smetterò mai di ringraziare Alessandra per il supporto che mi ha dato per poter realizzare il mio sogno). Idem in ufficio per sistemare al meglio le cose in vista di questa lunghissima assenza “fisica” . Poi – come avevo immaginato – si è realizzata comunque una costante collaborazione diciamo “per via telematica” con i miei collaboratori che si sono dimostrati all’altezza ben oltre le mie più rosee aspettative e che hanno tenuto “botta” e anzi sono cresciuti davvero molto in questi mesi.
Questo tra l’altro mi rassicura in vista di future scorribande per i mari che ho già fin d’ora in programma di fare😁
Mi sembra ieri…tutto. Un battito d’ali, appunto.
Ma quello che ho dentro, ragazzi, non lo potete nemmeno immaginare!
Cercherò senz’altro di esprimerlo con parole ed immagini ed ho già cominciato ad abbozzare un libro che spero riesca a raccontarlo. Ce la metterò tutta!
Non credo che avrò difficoltà per mantenere vivi i ricordi e le sensazioni: quel bollettino che avete letto all’inizio del post fa parte di un’enorme massa di materiale che naturalmente ho conservato e che costituisce il “Giornale di bordo” del Tatì, quotidianamente arricchito da non meno di un paio di annotazioni, riflessioni o commenti
E a questo aggiungo centinaia di immagini che ho scattato in oceano, alle Canarie, a Capoverde, a Città del Capo, a Sant’Elena. Oltre a quelle che prenderò per raccontare il viaggio di rientro nel Mediterraneo, che comincerà proprio domani: poco fa sono stato in capitaneria per farmi dare (e farmi spiegare 😉) le tabelle di marea dello Stretto di Gibilterra in questo periodo.
Quindi sto per ricominciare a navigare per compiere un tragitto che anche per me, prima della partenza per il giro del mondo, già poteva considerarsi “il viaggio della vita”.
Adesso a me e forse anche a voi appare come …una passeggiata di salute anche se mi aspettano ancora 700 miglia di mare più o meno!
Ma io tengo sempre la guardia alta, non si sottovaluta niente e resto molto concentrato!
Ad esempio qui si deve tenere conto anche della nebbia che di notte e fino a mezzogiorno rende davvero pericolosa la navigazione. E adesso, inoltre, il traffico di navi e pescherecci si fa davvero intenso. Quindi occhi e radar aperti!
Tornando a quel bollettino, se lo rileggete, potete immaginare ed entrare con la fantasia nella “robusta” burrasca invernale nell’Atlantico settentrionale con cui questo mare ha voluto salutarmi: una trentina di ore con venti oltre i 30 nodi (ho visto i 41 sull’anemometro sotto qualche raffica più…cattiva!) e onde oltre i 7 metri! E poi freddo (siamo ai primi di febbraio, non dimentichiamolo), poca luce, piovaschi e spruzzi d’acqua salata in quantità. Con queste gocce sparate a 80 all’ora che si infilano dappertutto nonostante la cerata e gli strati di vestiti indossati.
E a questo aggiungiamo la bruttissima sorpresa del timone che nuovamente si rompe e dei bulloni di supporto del timone a vento che esplodono tranciandosi di netto (due su quattro) rendendo inservibile pure il (mitico) Mustafà! Quindi…che bello… Trovarsi in mezzo ad una burrasca in Atlantico senza più possibilità di governare la barca tra le onde di 7 metri.
Ma ormai penso in maniera diversa grazie all’esperienza fatta e subito partono i ragionamenti, che si riveleranno corretti, per rimettere la situazione sotto controllo.
Intanto le considerazioni positive: stavolta mi è capitato di giorno e non di notte (tantissima roba!) e la barca con solo la randa con tre mani di terzaroli e la trinchetta è perfettamente equilibrata. Anche senza più il sistema di governo che io possa controllare, i timoni – quello della barca e quello a vento che ho bloccato al centro – la fanno andare dritta! Ode e lode alle barche pesanti con grande stabilità di rotta!!!
Decido comunque di ridurre ancora un po’ i carichi scommettendo su un comportamento analogo della barca anche con la sola trinchetta: il ragionamento è “se con la randa riesco ad andare dritto ed il vento lo prendo al traverso, con solo la trinchetta – pur avanzando seppur di poco il centro velico ma abbassando il baricentro della pressione del vento sulla vela – dovrei osservare una leggera propensione a poggiare ma senza esagerare. Poi, mal che vada, avrò la barca che si mette alla cappa da sola.”
Ed ha funzionato! Con tutto il casino che c’era intorno a me vado comunque alla base d’albero per coordinare le manovre dell’equipaggio (io…) e riesco in pochi minuti ad ammainare e ad imbrogliare la randa sul boma.
Due minuti per osservare se le mie previsioni fossero azzeccate (e lo sono state 💪) per dedicarmi a svuotare completamente il gavone di poppa per mettere in opera il sistema di governo del timone con la barra di rispetto.
In tanti anni che navigo con Tatì (dal 1990!) questa è stata la prima volta in assoluto in cui ho dovuto ricorrere alla barra a mano.
Sì perché quando prima ho scritto che si era rotto il timone principale in realtà mi riferivo ai cavi che ne consentono il movimento quando si agisce sulla ruota. Praticamente la stessa “menata” che mi è successa dopo la tempesta di Capo Agulhas. Sono comunque un po’ seccato perché una burrasca come questa non doveva assolutamente provocare nuovamente la rottura delle cremagliere dei cavi. Vabbè, quando tornerò cercherò di capire bene cosa sia successo: di sicuro ci sarà nuovamente da smontare tutto 😒
Torno quindi ad essere molto tranquillo: la barra del timone si rivela solo un po’ dura da manovrare ma la barca torna sotto il mio totale controllo! Sorrido come un ragazzino pensando di star portando un 420…di 47 piedi e 17 tonnellate di peso!
Ma le buone notizie, tanto per cambiare, non finiscono qui. Il tempo di fare un po’ di esperienza governando manualmente Tatì e m’invento un sistema di “paranchi” che, vincolandoli alla barra del timone, mi consentono di annullare del tutto la fatica e gli sforzi: ho fissato le estremità da un lato alla bitta d’ormeggio di sinistra e dall’altro ho dato volta al winch della randa.
Ed infine a furia di fare “microregolazioni” tra timone e vele (perchè nel frattempo avevo deciso di issare anche lo yankee) ho trovato anche il sistema di fare andare dritta la barca e in rotta perfetta senza più dover stare al timone.
E le ultime 200 miglia sono passate così: con la barca che ha proceduto da sola, quasi non volesse che me ne occupassi, portandomi alla mattina di domenica scorsa in vista della costa e delle strutture del porto di Cadice consentendomi di restare di sotto al caldo (altra lode a San Webasto), a mangiare comodamente (per quanta comodità possono regalarti 6 e poi 5 metri di onda atlantica da nord…) e dormire e a più di 6 nodi di velocità media!
Grandissima barca!
Ma la sensazione del ”battito d’ali” non mi abbandona.
Possibile che il mio grande viaggio stia davvero già terminando?
Ringrazio di avere ancora qualche settimana davanti a me per staccarmi piano piano da questo mondo e rientrare…nei ranghi.
Ma penso proprio che ormai l’acqua salata si sia mescolata al sangue e ….non ci sia nessun antidoto
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