“Tienila sempre in mente, Itaca.
La tua meta è approdare là.
Ma non far fretta al tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni;
e che ormai vecchio attracchi all’isola,
ricco di ciò che guadagnasti per la via, senza aspettarti da Itaca ricchezze.
Itaca ti ha donato il bel viaggio.
Non saresti partito senza di lei.
Nulla di più ha da darti.
E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.
Sei diventato così esperto e saggio,
e avrai capito che vuol dire Itaca.”
Costantino Kavafis (1863-1933)
Potrei – anzi dovrei – finire qui di scrivere. Perché il confronto è davvero impari.
Ho trovato questa splendida poesia all’interno di uno dei numerosissimi libri che ho portato con me durante il viaggio. E che stanno drammaticamente terminando; ho quasi letto tutto, più di 40 libri in nemmeno 7 mesi!
Questa perla l’ho trovata all’interno di “Classici per la vita” di Nuccio Ordine dal quale approfitto per riportarvi anche questa bellissima frase di Borges:
“Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; a me inorgogliscono quelle che ho letto”.
Da questo punto di vista, devo dire che il mio viaggio ha davvero di che rendermi orgoglioso!
Non mi soffermo sull’analisi del testo della poesia di Kavafis, ma ho detto che avrei anche potuto smettere di scrivere perché all’interno di quei versi c’è la sintesi dei significati che immaginavo prima di partire e posso dire di aver scorto durante il percorso.
Per me poi che da altezzoso “classicino” (da ex frequentatore del Liceo Claasico) mi sono sempre fatto bello della (mostruosamente superficiale peraltro) conoscenza omerica che naturalmente non ho potuto fare a meno di ricordare, a me stesso, durante tutto il tempo.
Solo una sottolineatura. Il terzo verso: “Non far fretta al tuo viaggio”. Non finirà col ritorno ad Andora il mio viaggio. Ma non si preoccupino gli amici. E’ la metafora che conta
Anche se, devo dire, la prova concreta delle sensazioni che si vivono durante un vero viaggio, è impagabile ed non sostituibile con altro.
Ormai posso lanciarmi in queste dichiarazioni. Finalmente l’ho provato; ed è solo la mia pochezza espressiva che mi impedisce di trasmettervi queste sensazioni.
E forse è meglio così: quale miglior augurio di Buon Anno se non quello che vi rivolgo di cuore perché possiate partire (o ripartire!) anche voi prima o poi e provare in prima persona il senso della poesia.
Naturalmente molto meglio se in barca a vela!
Un abbraccio e davvero tanti Auguri!! Dall’Equatore, sulla via del ritorno
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