Sono una persona fortunata.
Oggi ho 50 anni ed ho la possibilità, per l’ennesima volta nella mia vita, di poter scegliere una strada, un percorso, che contribuirà a rendermi una persona completa. Questa è l’intenzione e la motivazione più profonda che mi ha convinto a fare quello che sta per cominciare: il giro del mondo in barca a vela in solitario e senza scalo.
Sono legato al mare e alla vela fin da bambino. Un bambino assolutamente normale. Rispetto alle mie conoscenze sportive, da che ho memoria giocavo a pallacanestro, sciavo, giocavo a calcio, andavo in bici e sui roller. Ho giocato anche un po’ a calcio. A parte il calcio, continuo saltuariamente a praticare tutti gli altri sport che conosco. Mai con particolare “vis agonistica” ma soprattutto per il piacere del gesto e la ricerca del miglioramento. Che adesso, con l’età che ho, è diventata più una ricerca del tentativo di mantenimento dei livelli raggiunti….
Ma è stata la scoperta delle arti marziali cinesi, a 21 anni, l’evento sicuramente più importante. Scoperta e pratica assidua e continua fino a farmi diventare uno degli insegnanti dell’Associazione Italiana Kung Fu di Milano. Quando rientrerò dal giro, sarà sicuramente l’attività che insieme con la vela mi accompagnerà per il resto della vita. Ci sarà modo di spiegare perché e cosa c’entrano le arti marziali con la vela. Se continuerete a leggere tutti gli “articoli” che ho in mente di scrivere e se sarò abbastanza bravo dal rendere l’idea.
La vela: all’inizio sarebbe meglio dire soltanto “il mare e le barche”
Tra le fortune della mia vita c’è sicuramente anche quella di avere avuto dei genitori appassionati di mare. E’ il mare della Liguria di Ponente, precisamente quello di Laigueglia. Mio padre aveva una piccola barchetta con cui andava a pescare e sulla quale ha cominciato a portare me e mio fratello da quando avevamo 4/5 anni.
Ma la vera fortuna si presenta nel 1974 quando un amico aiuta i miei genitori, mia madre è la più entusiasta all’idea, ad acquistare una “grande” barca a vela di 9,60 metri di 10 anni di età. Un motorsailer italiano in legno: un’Alicudi di nome Paola III. L’abbiamo tenuta 10 anni. Il problema era che i miei genitori erano completamente privi di qualsiasi conoscenza velica e quindi…si andava praticamente sempre a motore! Ma non importa; si cominciava a navigare sul serio: Costa Azzurra, Arcipelago Toscano, Corsica. Attraversammo anche le Bocche di Bonifacio con una sventolata importante nell’estate del 1983.
Io ero un bambino e non immaginavo che quello che per me era un gioco sarebbe diventato una delle mie più grandi passioni. Imparavo sul campo. E – me ne rendo conto adesso confrontandomi con altre persone – leggevo (studiavo in realtà, ma non me ne rendevo conto) tantissimo. Dalle riviste nautiche (Bolina uber alles) ai libri dei grandi navigatori.E la fortuna proseguiva facendomi conoscere persone che avevano voglia di insegnarmi. Anche senza che glielo chiedessi esplicitamente. Avranno visto che se non mi insegnavano non si sarebbero liberati di un bambino rompiballe che chiedeva continuamente il perché delle cose. Di TUTTE le cose!
Tutti questi insegnamenti sono stati la mia “scuola” di vela, perché non ho mai seguito nessun corso, ho imparato tutto dalla pratica e da navigatori più esperti; e poi dai meccanici, gli elettricisti, i falegnami, i capi cantiere. Solo uno di loro non c’è più, il grande Francesco Azzini, il proprietario del cantiere di Andora dove facevamo il rimessaggio della barca d’inverno. Lo voglio ricordare subito.
La vocazione si rivela proprio da piccoli e la fortuna che venga vista e assecondata fa si’ che si sviluppi e fiorisca.
Che bello!
Namaste
Manuela