“Dammi vento ed io ti darò miglia”. E’ una celebre frase di Bernard Moitessier che mette “in bocca” a Joshua, suggellando quella relazione incredibile che si forma tra uomo e barca e che permette di pensare al mezzo come dotato di una propria vita e di una propria personalità. La barca mi parla? Di sicuro ha un linguaggio e di sicuro è una creatura che sa farsi capire. Guai a non essere in sintonia con la propria barca e a non interpretare correttamente i segnali che lancia.
I miei amici notano con ironia questa cosa, che naturalmente capita anche a me e da quando ho deciso di mettere tutti a parte della preparazione del viaggio prima e del suo svolgimento adesso si manifesta nel rivolgermi ad un “noi” sia per iscritto che nei filmati tale da indurre alcuni a credermi impazzito: stiamo procedendo molto bene di lasco, con 25 nodi di grecale! Ma come? Non eri solo a bordo? Cari amici, fatevene una ragione: nessuno sdoppiamento della personalità: siamo davvero in due. Io e Tatì! Nessuna schizofrenia
Ieri sono arrivato a Tenerife presso il Marina Atlantico di Santa Cruz. Una vera galoppata di lasco che con pochissimi bordi mi (pardòn: ci!) ha fatto coprire le circa 1400 miglia da La Rochelle in 10 giorni esatti. Una media che non ritenevo possibile prima d’ora. E con 20 ore buone di bonaccia assoluta (e assoluta vuol dire proprio tutto fermo!) al quarto o al quinto giorno che peraltro ho apprezzato in maniera particolare per due aspetti soprattutto: l’ascolto del “Vero Silenzio” e l’incontro questa volta davvero ravvicinato con una balena enorme! Il silenzio è stata davvero un’esperienza incredibile. E’ impossibile non lasciarsi andare a figure retoriche come iperboli ed ossimori: un silenzio spaventosamente rumoroso! Da sentire chiaramente il sangue che scorre nella testa ed i battiti del cuore. Un’esperienza eccezionale. I battiti poi sono andati a duecento quando improvvisamente a non più di dieci metri di distanza un soffio fortissimo! A momenti crepo! Secondo me questa balena era inglese perché era dotata di uno strano sense of humour.
Spero di riuscire a caricare il video che ho girato con il telefono. Prima una, che è emersa intorno alla poppa della barca per almeno un’ora prima di immergersi con una compagna che è arrivata come per rispettare un appuntamento per una seconda colazione. Tipo: “Ehi, ci vediamo alle 10 davanti al portone centrale del Duomo”. ‘ste due ciccione che insieme probabilmente facevano 60 tonnellate….e Tatì che non aveva nessuna voglia di fare da croissant
Un altro paragone azzardato al quale mi sono divertito riferirmi è quello dell’alpinismo. Dicevo a tutti: il viaggio che ho deciso di intraprendere corrisponde, per capirci, alla scalata dell’Everest da parte di uno che in vita sua al massimo ha scalato…la Montagnetta di San Siro. Ecco, arrivato dove sono riuscito ad arrivare – ho lasciato Andora circa 4000 miglia e due mesi fa – posso ben dire di aver conquistato almeno la cima…di Bormio 3000 và!
Ma è con l’assoluta consapevolezza dei miei limiti e di quelli della barca che voglio continuare a procedere e allora non sottovaluto l’avvertimento del Golfo di Biscaglia che quasi arrivato sulla costa galiziana il 3 agosto scorso, ha deciso di costruire alcuni “treni” di onde talmente alte da vincere la perfetta conduzione, fino a quel momento, di Mustafà e far partire la barca in una pericolosa strapoggiata che in un nanosecondo ha fatto saltare 6 garrocci della randa.
Esattamente il numero di quelli che avevo di scorta pensando che me ne sarebbero addirittura avanzati al ritorno. Figuriamoci, non siamo praticamente partiti e già non ne ho più!
Ecco il motivo principale di questa sosta alle Canarie. Ammainando la randa per entrare in porto ho poi notato uno strappo di una dozzina di centimetri della balumina: assolutamente da riparare immediatamente! Ma sono arrivato di sabato sera però (l’11 agosto) ed oggi pertanto è domenica e, nonostante mi trovi nella “capitale” di Tenerife a metà agosto, è tutto assolutamente…cerrado! Quindi tutti i lavori si spostano a domani
Sono molto contento della sosta anche perché posso di nuovo scrivere e anche tracciare un primo piccolo bilancio. Tutto va benissimo. Anzi: migliora! Migliorano la tecnica di navigazione (e approfitto per ringraziare il mio team di amici, soprattutto Fabrizio, che dall’Italia mi forniscono le preziosissime informazioni meteo e mi inviano i grib files della zona dove navigo), i ritmi a bordo, l’ascolto – appunto – e l’interpretazione di ogni cigolio, scricchiolio, vibrazione di bordo. Una navigazione assolutamente affrontata in tranquillità con una velocità inesorabilmente costante comunque ci ha fatto fare quella che posso definire senz’altro un’ottima performance. Bellissime le surfate su alcune ondone oceaniche: il gps l’ho visto segnare 13 nodi! E dopo i garrocci nessun’altra avaria nemmeno minuscola, giuro!
La mia tranquillità d’animo è poi confermata anche dal confronto di molti giorni che a La Rochelle ho avuto con l’organizzatore della Longue Route, Olivier Merbau: stringendomi la mano scendendo da Tatì in mezzo alle torri del Porto Vecchio mi ha raccomandato: “La sicurezza prima di tutto!” Ed io che sono assolutamente disciplinato, ascolto e seguo volentieri consigli come questo.
Approfitto infine, per chiudere, per fare a tutti i miei migliori auguri di buone ferie! Quest’anno super- meritate da tutti.
E anche per mandare un saluto speciale ai miei collaboratori di Studio – Alessandra, Christian e Camilla, che se la sono cavata più che egregiamente anche dopo …il mio abbandono! Grazie davvero!
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